Diversità geologica

L’area dell’arcipelago di Lissa consiste dell’isola di Lissa e le sue isolette circostanti – Busi, Sveti Andrija, Brusnik, Jabuka e Palagruža.

In termini geologici questa è l’area più attraente dell’Adriatico composta dalle più antiche e dalle più recenti formazioni di rocce. Parti dell’arcipelago di Lissa sono composte da rocce vulcaniche. Tali rocce sono uniche nell’Adriatico e si possono riconoscere facilmente dalle altre isole adriatiche che sono prevalentemente composte da rocce sedimentarie.

I marinai erano a conoscenza della particolarità di quest’area già dall’antichità. Navigando vicino alle isolette vulcaniche Jabuka e Brusnik l’ago magnetico della bussola mostrava una deviazione dal nord e rappresentava così un’insicurezza e un potenziale pericolo sul mare.

Nel mesozoico, verso la fine dell’era dei dinosauri, cioè all’inizio del cenozoico e l’era dei mammiferi, l’isola di Busi era situata nella zona tropicale in mezzo all’oceano preistorico Tetide. L’isola faceva parte di un piccolo continente situato tra l’Europa e l’Africa, che viene chiamato Piattaforma carbonatica adriatica. Questo piccolo continente era coperto da un mare basso e caldo, che era ricco di vita e numerosi organismi. Nelle lagune di questo mare tropico, infisso nel fango, viveva un gruppo di bivalvi, le rudiste. Però l’impatto di un asteroide 66 milioni di anni fa ha segnato il destino di questi protozoi e dei dinosauri. Gli strati sedimentari dell’isola di Busi sono composti da numerosi nicchi e resti dei suddetti organismi.

Con la successiva collisione della Piattaforma carbonatica adriatica e l’Europa i sedimenti si sono rialzati tettonicamente, il cui processo è risultato con la nascita dei Dinaridi e le isole odierne dell’arcipelago di Lissa.

Da milioni di piccoli nicchi carbonatici di protozoi (foraminiferi), alghe, echinoidei e molluschi nonché le loro schegge si è formata una sabbia fina. Durante l’era del Quaternario, quando il livello del mare era addirittura 140 metri più basso rispetto ad oggi, predominava un’era glaciale secca e fredda. I venti soffiavano la sabbia dalle steppe di una volta sui monti circostanti, le isole di oggi, creando così campi sui quali crescono viti di massima qualità e bellissime spiagge sabbiose dell’isola di Busi. Nel periodo d’innalzamento del livello del mare la sabbia veniva trasportata dalle correnti marine, creando banchi di sabbia. Successivamente, i granelli di sabbia venivano collegati con cemento cristallizzato, formando una roccia molto dura – il calcare. I calcari formatisi nel Paleogene, il periodo geologico in cui prevalgono i mammiferi, rappresentano le più recenti pagine del “libro roccioso” dell’isola di Busi.

Il “libro roccioso” dell’isola di Busi, cioè le conseguenze della potente dinamica nella crosta terrestre, le possiamo leggere al meglio cominciando dal retroterra della Grotta Azzurra. In seguito agli effetti delle forze tettoniche dal fondo della Terra e il lento spostamento di grandi blocchi delle parti superiori della crosta terrestre si è verificata una frattura di rocce e un movimento dei blocchi lungo le rotture così formatesi – superfici piane che vengono chiamate faglie. Le tracce del movimento tettonico cioè dell’abrasione del blocco della Grotta Azzurra con la massa principale delle rocce dell’isola di Busi sono visibili sulla superficie di faglia levigata, denominata anche paraclasi oppure specchio di faglia. Questa faglia taglia le rocce e la possiamo seguire dall’entrata meridionale della Grotta Azzurra fino a uno stretto passaggio nella parte settentrionale tra la costa e l’isoletta, lungo la quale navigano le barche con i visitatori.

La Grotta Azzurra di per sé si è formata probabilmente tramite erosione selettiva (abrasione) durante l’interazione dell’innalzamento tettonico (diapirico) dell’isola e dei cambiamenti del livello del mare dopo l’era glaciale. Infatti, le rocce formatesi nel corso delle fasi continentali sono più tenere dei carbonati circostanti, ed è proprio per questo orizzonte cioè pagina del “libro roccioso” che si presume si trovi al livello delle parti sommerse della Grotta Azzurra. Potenti onde si infrangevano durante forti venti meridionali su queste rocce tenere scavando un’enorme apertura nelle rocce stesse – l’odierno fenomeno geomorfologico chiamato Grotta Azzurra. Queste rocce sono anche oggi esposte all’impatto di forti venti e onde che le scheggiano.

La gente usufruiva delle rocce sin dalla preistoria. Così sull’isola di Busi troviamo diversi tipi di calcari che si manifestano in forme diverse – come massicci, grossolanamente stratificati, nodulari e a forma di lastra. Di conseguenza tale materiale naturale veniva usato per la costruzione di case e altri oggetti sull’isola. La pianura dell’isola è caratterizzata da un campo su cui sorse il più grande insediamento dell’isola, Polje (che in croato significa campo). La Chiesa di San Silvestro è la più importante struttura sull’isola che è stata costruita con diversi tipi di pietre locali scelte accuratamente (blocchi, blocchetti e lastre). La seconda struttura di grande importanza dell’isola, scuola di un tempo, l’odierno Centro visitatori Grotta Azzurra di Busi, è stata altrettanto costruita in pietra autoctona dell’isola di Busi.

Oltre che per costruire, gli abitanti utilizzavano diversi tipi di sostrati geologici per diverse piantagioni, i cui frutti rendevano possibile la vita su questa lontana isola. Grazie allo specifico sostrato geologico il suolo di più alta qualità si estendeva proprio intorno al suddetto villaggio di Polje dal quale si apre una veduta splendida sull’isola di Svetac, che raggiunge la sua massima bellezza in primavera quando la macchia si trasforma in un’oasi floreale.